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Pino scotto

Giuseppe Scotto Di Carlo (Monte di Procida 11/10/1949) rappresenta, senza ombra di dubbio, l’icona più importante del rock nazionale, un titolo glorioso che ogni appassionato di questo genere non può esimersi dal riconoscere al grande artista campano. Carismatico e grintoso singer dalle marcate influenze blues, dotato di una voce profonda e graffiante, rappresenta la migliore incarnazione della figura del rocker mai apparsa in Italia. La sua carriera ha ufficialmente inizio al termine degli anni ’70, quando incide il primo 45 giri con i Pulsar; dopo qualche tempo diviene il frontman dei Vanadium, la heavy rock band più importante della scena italiana, con cui realizza otto grandi album (sette di questi al ritmo di uno all’anno, fatto impensabile per una rock band della penisola) e con cui può permettersi di affrontare tour regolari dentro e fuori dai confini del nostro paese. Il debutto “Metal Rock” (1982), lavoro istintivo ed impregnato di quel sound che fece grandi i mitici Deep Purple, riesce nell’impresa di vendere 8.000 copie ed un buon successo, di critica e di vendite, lo riscuote anche il seguente “A Race With The Devil” (1983), ma è con l’album “Game Over” (1984) che la band raggiunge, fra lo stupore degli addetti ai lavori, la cifra record di 54.000 copie vendute solo in Italia. Per il successivo disco dal vivo “On Streets of Danger” (1985), primo live pubblicato da una heavy rock band italiana e per “Born to Fight” (1986), i Vanadium girano addirittura due video, regolarmente programmati su Videomusic: “Easy Way to Love”, tratta dal secondo LP sopra citato e registrata al Marquee di Londra, diviene il tema portante della trasmissione TV Discoring, mentre “You Can’t Stop The Music”, brano inedito contenuto nel live, rappresenta uno dei primi esempi di testimonianza video da parte di una band italiana. In seguito al fallimento della loro etichetta, la Durium, il gruppo vede interrompere bruscamente la scalata verso il successo dell’ultimo lavoro in studio “Corruption of Innocence” (1987), prodotto da Jim Faraci (Ratt, Poison, Guns N’Roses), ma riesce ugualmente a riprendersi: con grande coraggio e molta voglia di mettersi in discussione, entra nella scuderia della Green Line/Ricordi dando alla luce l’album “Seventheaven”, un disco ottimamente prodotto da Guy Bidmead (Motorhead, Tina Turner, Wratchild) e più improntato sul versante del rock americano, molto in voga in quel periodo. In questo lavoro Pino addolcisce notevolmente il timbro della sua voce, dimostrando di possedere un’impostazione molto versatile, adatta ad esaltare il gusto della melodia tipico dell’A.O.R. (Adult Oriented Rock), specialmente in tracce come la celebre “Take My Blues Away” e “To Be a Number One”. La distribuzione e la promozione di questo LP, però, vengono vanificate dall’incompetenza della nuova etichetta, che non garantisce al gruppo un supporto adeguato. Dopo quest’ultima esperienza la band decide di prendersi una pausa: fra il 1990 ed il 1992 Pino Scotto realizza il suo primo album solista in lingua italiana “Il Grido Disperato di Mille Bands” (a cui contribuiscono l’axe – man di Vasco Rossi Andrea Braido, Luigi Schiavone, chitarrista di Enrico Ruggeri e l’armonicista Fabio Treves) ed intraprende un tour con il suo Jam Roll Project, che lo vede ospite anche sull’importantissimo palco del Monsters of Rock, dove divide la scena, fra gli altri, con Black Sabbath, Megadeth, Iron Maiden, Pantera e Testament. Successivamente, nell’ambito della rassegna “Spazio D’Autore” gli viene consegnato il Grammy per l’album e la credibilità del personaggio. Nel 1993 inizia a collaborare con artisti del livello di Luigi Schiavone, Antonio Aiazzi dei Litfiba, Fabrizio Palermo dei Clandestino (ex band di Ligabue) ed il compagno di mille avventure Lio Mascheroni, con cui forma il “Progetto Sinergia” e realizza un album omonimo nel 1994. Il 1995 segna un ritorno importante: con gli storici Vanadium pubblica un magnifico disco cantato in italiano, “Nel Cuore del Caos”, che vede il gruppo impegnato in un lungo tour che si protrae fino al termine del febbraio 1996. Successivamente esce la compilation “Segnali di Fuoco”, che raccoglie tracce presenti negli ultimi tre album pubblicati da Scotto (“Il Grido Disperato di Mille Bands”, “Progetto Sinergia”, “Nel Cuore del Caos”) ed alcuni brani inediti (prodotti dalla RIMA Records) che vedono coinvolti nella loro realizzazione, oltre ai membri degli immortali Vanadium, anche altri artisti come Ronnie Jackson ed i già citati Andrea Braido e Fabio Treves. Oltre ai tredici pezzi contenuti in questa raccolta, commercializzata a prezzo ridotto per espresso volere di Pino, troviamo anche una traccia multimediale a cura di Giuseppe Galliano ed un interessante allegato (solo con le prime 1.000 copie del cd) comprensivo di un mini – fumetto disegnato da Giacomo Basolu, tratto dalla monografia “Standing Rock (Lo Scotto Da Pagare)”. L’ultima creatura partorita dalla fertile mente del carismatico vocalist è l’album “Guado”, disco sanguigno articolato in undici grandi pezzi, in cui il Nostro si avvale della collaborazione di Norman Zoia, di membri di band rinomate come Extrema e Timoria e di artisti di livello internazionale come la cantante Aida Cooper ed il sassofonista Claudio Pascoli. Ancora una volta, Pino ribadisce nei testi il suo impegno nell’affrontare tematiche profondamente ancorate al sociale, da sempre elemento di distinzione della sua musica. Da molti anni, il rilievo storico e l’importanza di questo fondamentale artista, regolarmente iscritto all’Albo dei giornalisti come pubblicista, vengono riconosciuti ufficialmente da due riviste specializzate, “Tutto Musica e Spettacolo” e “Hard!”, testata che dà il via ad una interessante collaborazione con Scotto: in ogni numero del giornale troviamo uno spazio, denominato “Way to Rock”, in cui il singer milanese esprime le proprie opinioni riguardo al music business ed altri argomenti di attualità (musicali e non). Il coraggio di perseverare nelle proprie scelte artistiche contro tutto e tutti e la capacità di sprigionare, oggi come un tempo, un’energia ed una forza inarrivabili, fanno di Pino Scotto un’autentica leggenda, un personaggio senza il quale, nel nostro paese, la parola rock sarebbe destinata a perdere il suo più autentico e genuino significato. A rendere più concrete queste affermazioni giunge, all’alba del 2003, la notizia di un clamoroso ritorno sulle scene di questo artista eccezionale. Accompagnato dal drummer Lio Mascheroni e da altri musicisti dalle grandi doti tecniche, come il guitar – hero Steve Angarthal, il tastierista ed organista Neil Otupacca (ex Gotthard) ed il bassista Angelo Perini (ex Scomunica), Pino si dimostra pronto a far tremare tutti i palchi della penisola con la sua nuova e fiammante creatura: i Fire Trails.